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Giacomo Puccini

“Un paradiso di distesa spiritualità…” Con queste parole, più di cent’anni fa, Giacomo Puccini descriveva Vacallo. Già, perché proprio qui, a pochi passi dalla nostra osteria, l’illustre compositore visse per alcuni mesi d’estate negli anni compresi fra il 1889 e il 1892.

Non ancora famoso – reduce, anzi, da un’accoglienza tutt’altro che calorosa della sua seconda opera – Puccini si dedicava allora alla stesura della Manon Lescaut, andata in scena nel 1893 al Teatro Regio di Torino.Ma se questa è storia nota, forse pochi sanno che fu nelle calde notti vacallesi, al lume di candela, che Puccini scrisse gran parte dell’opera. Dopo le dieci di sera, dalle finestre di casa Tettamanti (oggi casa Puccini, situata vicino alla Chiesa di Santa Croce) si potevano udire le note di un pianoforte, prova dell’instancabile lavoro che impegnava il compositore fino a notte inoltrata.

 

Al di là dell’impegno musicale, tuttavia, l’immagine che le voci di paese riportavano era quella di un giovane squattrinato, grande amante delle belle donne, incline allo scherzo. Puccini, infatti, soleva alzarsi intorno a mezzogiorno per passeggiare nei dintorni – a San Martino di Sagno, al Vallone, al monte Bisbino – giocare alle bocce, scambiare due chiacchiere con gli amici conosciuti in paese: Cirillo Cavadini, con cui discuteva di politica; Roberto Luppi di Pizzamiglio, che gli fu maestro e compagno di caccia; Federico Lupi, appassionato cultore di musica…

Qualche perplessità, poi, doveva suscitare anche quello sregolato andirivieni da casa Puccini di artisti e personaggi milanesi, e forse pure la convivenza con Elvira Bonturi o l’amicizia con Ruggero Leoncavallo che fu, per un breve periodo, nel nostro paese.

Nel 1891, Leoncavallo alloggiava al piano superiore di quella che oggi è la nostra osteria e che allora si chiamava Osteria Rizza. Fu lui – si racconta – ad inviare all’amico e collega toscano il disegno di un’enorme mano, allusione scherzosa alla futura e celebre Manon. Due grandi della musica, due «matti» – come furono ribattezzati dagli abitanti di Vacallo – che per felice coincidenza incrociarono le loro vite sulla piazza principale del nostro piccolo comune.

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